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Rezension

Latomus 68.4, 2009

Le dinamiche della politica estera di Roma, in particolare le modalità e le forme di realizzazione dei rapporti con dinasti, città ed élites locali, sono costantemente al centro di un intenso dibattito teso a valutarne la definizione concettuale (tra amicitia e clientela), l’atteggiamento ideologico (sulla natura dell’imperialismo di Roma) e l’esito politico (inclusione o esclusione entro il sistema romano dei popoli, delle comunità e degli individui, di volta in volta ammessi all’amicitia con Roma). Si tratta di un fervido campo di ricerca che sempre si riserva di offrire nuove chiavi di lettura e interpretazione. In questo percorso di studi si inserisce proficuamente il volume miscellaneo curato da A. Co?kun, che sviluppa il tema delle relazioni di amicitia di Roma in politica estera dalla guerra contro Antioco III di Siria alle guerre mitridatiche fino poi all’età giulio-claudia, indagando varie aree (la Galazia, l’Egitto tolemaico, le aree a nord del Mar Nero, la Spagna, la Germania) e attraverso vari metodi della ricerca, dalla storiografia alla storia letteraria e al diritto, dall’epigrafia locale alla prosopografia. — La straordinaria vitalità del dibattito intorno a questi temi è resa immediatamente dal saggio di A. Co?kun (Freundschaft und Klientelbindung im Roms auswärtigen Beziehungen. Wege und Perspektiven der Forschung, p. 1-30) in apertura del volume, che propone un’intelligente disamina dello status quaestionis, organizzato in maniera ragionata per temi di ricerca (e.g. si segue a partire dall’epocale studio di Badian la discussione sulla natura dei legami politici di Roma con l’ester no come fondati sul principio della clientela o dell’amicitia). Alcune delle piste di ricerca suggerite restano però solo dei desiderata e non trovano sviluppo nei contributi. — Essi, esito della prima fase di un progetto dell’Università di Trier, pur trattando materia diversa (per cronologia, area geografica di studio, metodo di indagine), si compongono in un quadro compatto che si propone ad un’agile e fruttuosa lettura. Percorrere la cospicua bibliografia al termine di ogni saggio suggerisce la complessità della materia che essi affrontano. — In particolare risultano indagate le relazioni politiche di Roma in Oriente ; se ne propone una persuasiva periodizzazione con l’individuazione di due fasi : la prima si apre dopo la fase più aggressiva risalente all’espansione in Italia e nel Mediterraneo occidentale (una linea che sarà tenuta nella conquista della Spagna, con la svolta segnata dalla guerra siriaca (con la fine “dell’era di Flaminino” e del suo programma filellenico) e si chiude con la guerra acaica) ; in essa Roma si introduce alla pratica della diplomazia, in seguito condannata come noua sapientia, percepita come estranea al mos da parte dei ueteres senatori; il Senato sarà in questo periodo protagonista pressoché unico dell’iniziativa politica in queste aree, anche tramite il primo costituirsi del patronato aristocratico; la seconda fase, individuata dalla morte di Attalo III e l’età dei Gracchi, dopo una prima proclamazione della libertà delle città greche, vedrà la creazione della prouincia Asia e l’affermarsi di una rete di legami personali tra Roma e gli auswärtige Freunde als priviligierte Vertrauenpersonen : efficace a tracciare questo sviluppo il bilancio finale di G. A. Lehmann, p. 271-277. Nelle comunità cittadine proprio la presenza di amici dei Romani aprirà poi il varco a sentimenti di rivendicazione che sfoceranno nell’adesione al progetto di rivincita di Mitridate che raccoglierà proprio il dissenso nato dopo la guerra siriaca e la rivolta di Aristonico (B. Dreyer, Rom und griechischen Polisstaaten an der westkleinasiatischen Küste in der zweiten Hälfte des zweiten Jahrhunderts v. Chr. Hegemoniale Herrschaft und lokale Eliten im Zeitalter der Gracchen, p. 55-74). In questa prospettiva muterà la natura dei legamitra realtà esterne e Roma : essi saranno stretti non più con famiglie dell’aristocrazia senatoria, ma soltanto con i detentori di imperium. — Tra i risultati più fecondi del volume è l’interpretazione dei rapporti di politica estera come espressione di correlazione di piani (pubblico/privato ; interno/esterno) ; questa dinamica verrà a manifestarsi prepotentemente nell’ultimo secolo a.C., con l’erompere del privato nella vita politica a Roma : i dunástai faranno valere, infatti, il peso dei legami stabiliti nelle loro esperienze militari, per la conquista del primato politico nella res publica. Le relazioni, ormai private, si tradurranno, non di rado, in rapporti politici (così tra Tolemeo XII e Pompeo, K. Christmann, Ptolemaios XII von Ägypten, Freund des Pompeius, p. 113-12) e persino, si giungerà a condurre a Roma, a fine politico, processi a re stranieri, amici (interessante lo studio del lessico dell’amicitia di A. Cos¸kun, Amicitiae und politische Ambition im Kontext der causa Deiotariana (45 v. Chr.), p. 127-154). — In questo contesto si possono collocare i provvedimenti di concessioni della cittadinanza da parte di generali romani che innescheranno processi di schietta inclusione nella ciuitas di “nuovi” cittadini (J. Lamberty, Amicus Caesaris. Der Aufstieg des L. Cornelius Balbus aus Gades, p. 155-173). — Sarebbe stato a questo riguardo utile, proprio entrando nel merito sia giuridico-istituzionale sia politico della Pro Balbo, come delle altre orazioni ciceroniane sulla cittadinanza, considerare la concessione della civitas come mezzo di creazione di clientele e di conseguenza, per la sua incidenza nel mutare i rapporti di forza interni alla repubblica, uno degli strumenti della lotta politica del I a.C. In questa prospettiva significativa la lex Gellia Cornelia del 72 a.C. — Il potenziale politico di questi provvedimenti emerge, come è stato osservato, anche dai processi condotti contro Archia e Balbo, evidentemente per colpire Pompeo e anche Lucullo del quale Archia era un sostenitore (M. Tröster, Lucullus, His Foreign Amici, and the Shadow of Pompey, p. 91-111). — Spostandoci sul più comprensivo versante della modalità dell’estensione e dell’esercizio dell’imperium da parte di Roma, si evincono tra gli studi di questo volume casi dirimenti nel controverso dibattito in atto sulla natura dell’imperialismo romano : così i rapporti tra Roma, il Chersoneso e Farnace I del Ponto (H. Heinen, Die Anfänge der Beziehungen Roms zum nördlichen Schwarzmeerraum. Die Romfreundschaft der Chersonesiten (IOSPE I 2 402) esprimono, ancora una volta, la preferenza di Roma per il riconoscimento informale della sua posizione dominante nell’area, offerto dalla relazione di amicitia col Chersoneso, già alla fine della guerra pontica. — Il corso politico degli eventi e il rapporto col centro del potere sono indagati anche per l’età imperiale. Si discute dei meccanismi di autorappresentazione e legittimazione del potere dei reges amici populi Romani, soprattutto quando imposti da Roma, (almeno nella nostra tradizione romanocentrica) anche in connessione col potere del principe. Si analizzano la figura di Erode il Grande (J. Wilker, Herodes der Große. Herr schafts legitimation zwischen jüdischer Identität und römischer Freundschaft, p. 201-223), di Pythodoris nella descrizione di Strabone (D. Braund, Polemo, Pythodoris and Strabo. Friends of Rome in the Black Sea Region, p. 253-270). L’integrazione dell’elemento esterno nel quadro delle relazioni politiche e di potere romano sono indagate anche nel caso di mancata riuscita. Emblematico il caso di Arminio in Germania, da re di tribù a cavaliere romano a nemico di Roma (H. Wolff, Arminius und die Gründung der Provinz Germanien, p. 225-252). L’elemento indigeno pare pervicacemente resistere in Spagna, dove il grado di penetrazione dell’influenza romana è stato misurato tramite lo studio dell’onomastica degli amici di Roma (J. Zeidler, Onomastic Studies on Some Roman Amici in Hispania, p. 175-200). — Non mancano nel volume puntuali interpretazioni di alcuni testi controversi che aiu tano a gettare nuova luce su eventi centrali : così sulle guerre mitridatiche Appiano e lo storico di Heraclea in Asia, Memnone (H. Heinen, Mithridates VI Eupator, Chersonesos und die Skythenkönige. Kontroversen um Appian, Mithr. 12f. und Memnon 22,3f., p. 75-90). — Tra i risultati del volume verrebbe a confermarsi in alcuni casi la linea interpretativa proposta da A. M. Eckstein nel suo volume del 2006, Medi terraean Anarchy, Interstate War and the Rise of Rome, in cui la politica imperiale di Roma è posta in rapporto all’azione altrettanto “imperialista” di altre potenze mediterranee. — Proprio l’approccio per singole realtà territoriali (scelto in questo volume) mostra la volontà di sottrarsi a tentativi generalizzanti e di concentrarsi sull’analisi delle singole realtà degli interlocutori di Roma (identità politicoreligiosa e socioculturale), cogliendone appunto la singolarità delle relazioni. Si potrebbe osservare che proprio la specificità di relazioni, varie a seconda della realtà con cui Roma si rapporta, è una linea costante nella gestione dei rapporti di politica estera romana : si ricordi, in altro contesto, che la stessa relatio tenuta dai consoli in Senato nel 338 a.C., all’indomani dello sfaldamento della Lega latina e del foedus Cas sia num nella tradizione liviana (non sappiamo se post eventum), proponeva di riorganizzare i rapporti con le comunità latine considerando i casi uno per uno e secondo il merito. Certamente si potrebbe osservare la mancanza nel volume di un approccio teorico-concettuale che ridiscuta la natura dell’amicitia e della sua sostanza politica, anche magari in considerazione del valore di questo rapporto nella vita politica interna, come appunto risultava strettamente collegato nel volume di Badian. — Come rivelano anche le già frequenti citazioni del volume nella bibliografia successiva, questo libro costituisce un importante e aggiornato riferimento per gli studi di “politica estera” romana e rende attesa la pubblicazione della seconda fase della ricerca.
Elisabetta Todisco

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